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Marco Gubert 

Vincitore della 

TransGranCanaria 2021


Gubert Marco, classe 1988 componente del Team Mud and Snow.


Originario della bellissima Valle del Primiero, cresciuto a pane salame e montagna tutti i fine settimana, Marco ha sempre praticato sport, fin da bambino ha provato praticamente tutti gli sport invernali, poi crescendo ha intrapreso la carriera da cuoco che lo ha portato nel tempo a trasferirsi e vivere nell'Alto Garda (Tenno).


La carriera da atleta invece nasce più tardi, nel 2015/2016 le prime gare e via via gli obbiettivi si susseguivano, non ha mai smesso di impegnarsi e migliorare, fino ad arrivare alle prime vittorie, alcuni Trail e poi una bella gara, la Tjörnarpären 100 miglia in Svezia, in Febbraio, temperature rigide e quasi sempre buio..dove ha vinto con distacco e record, in seguito ha vinto altre gare e ha acquisito una buona esperienza.

Non si definisce estremo, o perlomeno non ancora.. ci dice: "mi piace essere sempre nel controllo di quello che mi succede..anche se a volte non sembra".

Per il futuro sogna delle spedizioni di più giorni, attraversare qualche deserto e le gare più impegnative, le lunghissime distanze.


Ad una settimana dalla vittoria in terra Spagnola Marco ha deciso di condividere con noi la sua impresa in un report descrivendo i vari momenti della gara e le emozioni provate.

TransGranCanaria 360° in 46:28:52 ore

Eccoci qui una settimana dopo a ripensare a quello che è stato il mio viaggio, la mia avventura.

Si perchè quando rimani fuori due notti e due giorni a correre e faticare, anche se hai il pettorale attaccato non si parla più di gara ma di avventura, di esplorazione interiore, si parla dell’uomo contro la natura, contro se stesso più che con i propri avversari, le difficoltà non sono più solamente sul percorso ma dentro se stessi, le salite più lunghe e difficili le abbiamo nel nostro subconscio che a volte, per puro spirito di sopravvivenza ci frena o ci costringe a fermarci, combattendo quegli stati d’animo prima di pensare a correre e spegnendo l’eterno pensiero del “non riesco, non ce la faccio”, in qualche modo riusciamo a convincerci del contrario e ad andare avanti, nonostante tutto ad affrontare la fatica e a sconfiggerla per un obbiettivo, una meta.. un sogno.


Mi sveglio dal sonnellino pre gara, non ho dormito molto sono le 3.37 del mattino, sul tavolo ho già tutto pronto dalla sera prima ma per scrupolo apro tutte le tasche dello zaino, controllo tutto, due volte o anche tre, convinto finalmente indosso la mia armatura, quei pantaloncini da 80 grammi e quella maglietta da 60 che mi danno così tanta sicurezza manco fossero fatti di titanio aerospaziale.

Ai piedi la mia ultima arma galattica le nuove Flight Vectiv, il risultato di anni di lavoro e decine di prototipi, o probabilmente di più, per arrivare a quello che ho io ai piedi oggi, un concentrato di tecnologia e sviluppo fatto a scarpa, so già che partirò per una crociata fatta di sentieri e mulattiere interminabili ma mi sento bene, non ho dormito nulla ma sono dannatamente motivato.

Accendo l’auto noleggiata da un ragazzo con gli occhi fuori dalle orbite qualche giorno prima che forse non credeva a quello che avrei fatto mentre glielo raccontavo.. un ragazzo simpatico, non molto sveglio ma comunque abbastanza sgamato da pensare che fosse un bluff, (in effetti quando racconti che di li a qualche giorno farai una “gara da 240km e 13.000m di dislivello la gente fatica a crederti.. ci sta in effetti siamo quattro dementi noi Ultra Trailer).

Parto in direzione del punto di ritrovo, Expomeloneras di fianco alla bellissima riserva naturale delle Dune di Maspalomas, alle 4.00 il bus ci aspetta per portarci più a nord dove prenderemo il battello che ci traghetterà all’isola di Tenerife, lungo la strada vedo una ragazza che cammina, tutta vestita da gara, si vede che anche lei indossa la sua armatura, accosto: ”Ehi, vuoi un passaggio?!” Così ho conosciuto Marina, una gentile e simpatica Mamma Runner che ha poi gareggiato e chiuso la gara in seconda posizione.. che forza !

Il viaggio in traghetto e poi ancora in pullman fino alla partenza è andato liscio, ho cercato di stare rilassato, dormicchiare e bere piu possibile per accumulare liquidi, rimanevo bello coperto, al caldo per non sprecare energie inutilmente.


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Finalmente sulla linea di partenza, è un rito strano, diverso dal solito, ci hanno fatto salire al Faro di Anaga chiamandoci per nome, uno per volta dalle retrovie fino ai più veloci (sulla carta) in modo che arrivati su eravamo messi al contrario, e in modalità distanziata ci siamo schierati in una lunga fila di dubbiosi, felici e bizzarri partecipanti, tutti con il sogno di finire la prova, molti con il dubbio di farcela.

3,2,1…..Pam !

Lo sparo, l’ adrenalina, quella sensazione di impazienza che finalmente si sprigiona in movimento e tutti i pensieri spariscono.. siamo in gara.. vai adesso non conta più nulla divertiti, soffri, gioisci di questo momento mi sono detto, sei qui per questo ricordati sempre che ogni cosa va fatta al tempo giusto e ogni azione ha una conseguenza, pensa bene prima di partire troppo forte e valuta due volte quando ti senti eccessivamente sicuro.

I km scorrono bene, le ore sembrano minuti, conosco qualche concorrente, si chiacchera, il ritmo non è infernale, non ha senso è talmente lunga che tirarsi il collo non serve a nulla, non mi ricordo il km preciso ma sicuramente tra il 100 e il 110..mi sento bene e tra poco c’è una base vita, ricordo che eravamo in 3 in testa e alla fine di una salita uno sbotta, dai ragazzi facciamo una pausa, avevamo qualche minuto di margine sul quarto, poca roba.. eravamo ancora tutti assieme..


Confermo la scelta, mi siedo e mangio un pezzo di cioccolato, bevo e mi stiro un po le gambe, nel mentre gli altri due si erano già sdraiati e avevano tolto le scarpe.. qualche secondo per rendermene conto e il 4° arriva, passo deciso e ci passa in mezzo senza il minimo sguardo e senza chiedere o dire nulla, con il cuore in gola mi trovo a un bivio, mi fermo ancora o vado con lui ?!? 

Detto fatto ero già in piedi che provavo a chiamare gli altri due ma niente stavano già dormendo.. mi avvio, più lento che convinto.. cammino qualche decina di metri, la stanchezza inizia a farsi sentire ma non è il momento di mollare, anzi il bello deve ancora venire..


Sulla discesa tengo tranquillamente il ritmo di Ivan e cerco di studiarlo, vedo che su cambi di ritmo cede il passo o comunque rallenta, segno che ha problemi addominali quasi sicuramente, si tocca continuamente la schiena.. beve poco.. non ha senso superarlo.. rallenterà presto lo so già.


Alla base vita la mia strategia era chiara, come in Formula 1 solo benzina, niente cambio gomme, l’aerodinamica va bene quindi cerchiamo di perdere meno tempo possibile e andarcene prima che arrivino gli altri.

Nemmeno a Maranello riuscivano a fare meglio nei tempi d’oro.

Esco per primo, ma non senza aver mangiato due piatti di polpette e patate lesse, due bicchieri di Cola e una zuppa di pollo.. lo so faccio schifo !!

Mi sento pieno ma è fantastico, riesco a camminare bene e c’è un lungo tratto tecnico, da fare con cautela, quindi è perfetto per assestare la cena.. ogni tanto mi giro, nessuna luce, nessuno alle calcagna, perfetto mi dico..

Sarà così fino alla fine ma ancora non lo sapevo.. la mia strategia non poteva prevederlo.


Tanti km più avanti, dopo un’ alba bellissima tra i crateri e i crinali che salgono la Degollada del Pino Cazado e alcune radure attorniate da muretti in pietra lavica riprendo a correre bene, inizia l’avvicinamento a Santa Lucia, la base vita che sfrutterò al meglio..

Ci arrivo contento, ho già un discreto margine sul secondo e continuo con lo stesso modus operandi, si fa tutto nel minor tempo possibile e via, tutto ok nessun intoppo..


 Ricordo a memoria i punti critici del percorso che avevo studiato anche a casa, so che tra circa 10 km ci sarà il tratto più tecnico della gara, un km verticale su 2 km e mezzo, seguito da una discesa molto tecnica su roccia ruvida con vegetazione molto aggressiva, poi si attraversa un paesino, si scende in un Barranco e c’è un nuovo vertical da quasi 800m in 2 km scarsi, con passaggi di II°.


Mi dico, è meglio se acceleri, il cielo si fa scuro e tira un vento incredibile, sta arrivando la sera e non voglio che mi vedano in cima alla salita con la frontale accesa per cui quando arriva il bello, si perchè io amo i percorsi tecnici e di scrambling è proprio il mio terreno, inizio a sorridere pensando che sarò sicuramente il più rapido in quel tratto non c’è dubbio..


Sbagliavo.. preso dalla foga di spingere con le gambe e tirare con le braccia come una scimmia che si arrampica sugli alberi procedo finchè il Garmin non mi indica che sono fuori traccia, ma come mi dico?? non c’era nulla oltre a questo sentiero come è possibile ?? in un colpo di panico inizio a scendere a rotta di collo da dove sono salito, sembravo Kilian al Trofeo Kima, giù come un pazzo fino al punto dove ero uscito dalla traccia..

Mi guardo attorno e capisco subito che avevo appena fatto un secondo sbagli.. la traccia del GPS era stata spostata “in fuori” dalle pareti verticali di quelle cengie, facendomi credere di aver sbagliato, mentre ho realizzato che ero stato poco furbo a scendere senza controllare meglio stavo già risalendo, senza pensare a niente, il più veloce possibile, sicuramente molto più della prima volta.. ero quasi nel panico..


E’ stato l’unico momento in tutta la gara, ho realizzato dopo assieme ad Alice che ho perso circa 18 minuti, a conti fatti erano circa 200metri di dislivello, fatti due volte in su e due volte in giù.. poco male il distacco era ancora abbondante e ho saputo amministrare bene.


Avanzo senza sosta, inizio ad avere qualche inciampo, devo alternare corsa a camminata, ma noto che i sentieri si fanno più larghi, scorrevoli quindi provo a cambiare appoggio del piede in discesa, la scarpa mi asseconda in tutto, non sento male da nessuna parte, mi sento sicuro e coccolato da quel mesh e da quel foam che chissà quante varianti hanno provato prima di farlo diventare definitivo, pragmatico, perfetto !


Passo tutta la notte con Max che mi manda i distacchi, li guardo e non li guardo, non mi interessa io devo fare la mia gara, lo ho avvisato di non dirmi mai i nomi di chi ho dietro, non voglio condizionarmi: "55 minuti.. vai adesso hai 5 km 6.. 7.."

Non ci penso anche se il mio Garmin Fenix mi avvisa che tra una cinquantina di km sarò finalmente arrivato cerco di convincermi che non è abbastanza, che può ancora succedere un problema, un’ errore..

Provo a scrivere qualche messaggio, per distrarmi, gli occhi mi fanno male, ma leggo bene, qualcuno mi sta dicendo che ho più di due ore di vantaggio !! boh mi dico chissà se è il Live Track che fa gli scherzi o cosa.. va bene dai cammino qualche minuto, tra poco c’è l’ultima base vita e poi posso iniziare a pensare alla vittoria..

 finalmente.


L’ultima parte non so se mi va di condividerla, o meglio lo so, non mi va ma qualcosa posso dirlo.. ero in preda alle emozioni.. ho pensato a tante cose, a quando ero ragazzino, ai miei nonni, agli amici che sicuramente saranno stati ormai stanchi più di me a controllare come stavo andando.. ho pensato a come sarebbe stato l’arrivo.. alla musica che avrei ascoltato..

Stop, ho pianto almeno per 10 minuti correndo come un pazzo in discesa, sbagliando anche sentiero ma ormai non contava più nulla ero felice anche in quel momento, mi sono trascinato fuori dall’ultimo canyon farcito di cactus e Aloe Vera che per 40 e passa ore mi hanno distrutto le gambe e le braccia non potevo dire di essere arrabbiato..


l’Arrivo si avvicinava, un sogno.. una meta.. non riuscivo a trovare la musica giusta sul mio mp3, era tutta musica bella che mi piace ma che non riusciva più a emozionarmi, non in quel momento.. ero in over-dose di sensazioni..

Questa cosa mi ha cambiato, credo per sempre.


Grazie alla mia ragazza che mi ha aiutato, nelle settimane e nei mesi prima della gara, quei due giorni ha fatto tutto quello che serviva e anche di più!

Grazie a Checco che ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di esprimermi al meglio.

Grazie a The North Face che è come una famiglia, cercherò di non sprecare l’occasione e di fare il massimo con tutta la passione che mi contraddistingue.

Grazie a voi che avete letto questa storia, spero che vi sia d’ispirazione e che possiate trarne beneficio.

LIVE. LOVE. RUN.


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